philosophy and social criticism

Archive for ‘Giugno, 2017’

La rivendicazione contro il mondo secondo Maurice Blanchot

«Se Maurice Blanchot si rivolge a tutte le grandi opere della letteratura mondiale e le intesse nel nostro linguaggio», osserva Michel Foucault, «lo fa proprio per dimostrare che queste opere non si possono mai rendere immanenti, che esse esistono al di fuori, che sono nate al di fuori e che, se esistono al di fuori di noi, noi siamo a nostra volta al di fuori di esse. E se manteniamo un certo rapporto con queste opere è a causa di una necessità che ci costringe a dimenticarle e a lasciarle cadere fuori di noi».

Swift, modesta proposta

Una modesta proposta per impedire che i politici italiani siano a carico dei cittadini o del loro paese, e a renderli utili alla comunità. Rovesciando Swift

Immigrazione e finanziamento dello stato sociale

Quando si parla di immigrazione in Svizzera raramente si mette in evidenza il suo ruolo nel finanziamento dello Stato sociale attraverso il versamento dei contributi sociali obbligatori. Ancor più raramente si ricorda che spesso, per una parte importante degli immigrati, a questi contributi non corrispondono le prestazioni sociali per le quali sono stati versati. Un’analisi di Christian Marazzi

Mutazione antropologica

Ci sono dei versi in friulano della Nuova Gioventù, in parte in friulano in parte in italiano, in cui si dice: «io piango un mondo morto» – questo verso rientra nello standard interpretativo pasoliniano – «ma non sono morto io che lo piango». E meglio, ancora: «non piango perché quel mondo non torna più, / ma piango perché il suo tornare è finito». Piangere etimologicamente vuol dire “essere percosso”, essere ferito, non tanto perché il mondo è morto o perché io sia morto, ma perché questa ferita, ora e qui, è una ferita totale, che non permette la “contraddizione dialettica”; tanto è vero che Pasolini diceva: «via Hegel, tesi, antitesi, sintesi, opposizioni pure»

«Tu non ucciderai». Ripensare l’Europa con Lévinas

Che cos’è l’Europa? L’Europa, scriveva Emmanuel Lévinas, è «la Bibbia e i Greci». L’Europa è la sfida dell’unicità. Solo l’unico, osservava il filosofo ebreo franco-lituano, «è assolutamente altro». Senza unicità, non si instaura alcuna alterità, alcun rispetto

Il punto opaco e intimo dell’esitazione

Un’intervista con Andrea Tagliapietra, filosofo e autore di «Esperienza», edito per Raffaello Cortina. «L’esperienza non è al nominativo, è sempre al dativo: “a me capita di fare esperienza”. Ciò accade anche nelle storie e nel narrare. Sia chi ascolta una storia, sia chi la racconta fa esperienza al dativo»