Girard e il suo doppio: i romanzi e la vita
Desiderio e imitazione nella prima opera di René Girard // di Francesco Paolella
Desiderio e imitazione nella prima opera di René Girard // di Francesco Paolella
Esiste un vero e proprio eros del giocatore che lo spinge verso il suo gioco verso il denaro, come un oggetto di desiderio: il perdente vede svanire la somma puntata, presa “dalla mano dell’altro, senza però far nulla per afferrarla”[8]. Come il debitore insolvente, di cui è il riflesso allegorico, così il giocatore sconfitto è dominato dal sentimento di colpa: “Allora dicono: ‘Ho giocato male’”, e la percezione della propria indegnità lo può spingere fino al suicidio. Del resto il gioco produce necessariamente debito ed è posto nella sua stessa costellazione.
Non porta segni che ne attestino la divinità, ma solo necrosi e ferite, umanissime tracce di un supplizio comune, il Cristo deposto che Hans Holbein realizzò a Basilea, nel 1521. Una tavola che, tra le pieghe di un magistrale détournement narrativo, tecnica di cui fu maestro, ispiro a Dostoevskij un celebre «episodio a margine» nel tormentato, donchisciottesco, calvario del giovane Myskin, il protagonista dell’Idiota.
di Luigi Pareyson Il male è la tragedia dell’umanità. Che nella vita dell’uomo esso abbia una potenza così dirompente e una presenza così vistosa è impressionante.…
Luigi Pareyson Il male è la tragedia dell’umanità. Che nella vita dell’uomo esso abbia una potenza così dirompente e una presenza così vistosa è impressionante. La…