Europa fronte del conflitto. L’organizzazione e la divisione tra Stati è un’eredità del passato che il capitalismo riattualizza facendone forse l’arma più efficace del suo successo di classe
Alla precarizzazione del lavoro va ad aggiungersi l’effetto della digitalizzazionedei processi di produzione e dei consumi, un processo destinato a falcidiare l’impiego del classico lavoro salariato, se è vero, come evidenziato da una ricerca dell’Università di Oxford, che qualcosa come il 47% delle professioni vigenti scomparirà nei prossimi anni. L’accelerazione di tali processi indotti dalla potenza delle nuove tecnologie è tale che, differentemente dal passato, la creazione di nuovi posti di lavoro e di nuove professioni non riuscirà a compensarne le perdite.
Dei risultati d’esercizio dell’AVS e dell’AI dello scorso anno (2015) colpisce in particolare la concomitanza tra il risultato negativo della ripartizione (- 579 milioni) e quello altrettanto negativo degli investimenti dei fondi di compensazione, ossia delle riserve dell’AVS (- 237 milioni).
Al di là degli enormi problemi etici che solleva, il «biolavoro» diventa infatti quasi il paradigma di un quadro generale, nel quale ogni individuo diventa solo il titolare di uno specifico ‘capitale umano’. Un ‘capitale’ che ciascuno è chiamato a preservare, coltivare e accrescere. Un ‘capitale’ che ciascuno può vendere ‘liberamente’ tuffandosi in una immensa distesa di merci. Un ‘capitale’ che ognuno può utilizzare ‘liberamente’ – spremendo dalla propria mente e dal proprio corpo ogni ipotetica possibilità commerciale – per le transazioni più vantaggiose e per ottenere le risorse necessarie per soddisfare i propri desideri. In altre parole, il «biolavoro» è solo la più drammatica testimonianza della logica che si nasconde dietro la retorica del ‘capitale umano’.
«Heroes. Suicidio e omicidi di massa» è probabilmente il libro più inquietante di Franco Berardi. Con il nuovo capitolo della «fenomenologia della fine» giunge infatti a piena maturazione un pessimismo radicale. Un pessimismo che, a ben guardare, non è però il prodotto dello «spirito del tempo» o della «mutazione antropologica» che abbiamo di fronte. Le sue radici affondano infatti nella logica di un percorso intellettuale lungo ormai quasi mezzo secolo, il cui esito paradossale è la ‘rimozione’ della politica e del conflitto dallo spazio della teoria.
di Marco Dotti «Non può esserci democrazia funzionante senza il canale dei partiti. Nessuna nuova o più vitale democrazia può nascere dalla demonizzazione dei partiti». Con…
Aldo Bonomi Mauro Magatti e Mario De Benedittis, I nuovi ceti popolari. Chi ha preso il posto della classe operaia?, Feltrinelli, Milano 2006. Il dibattito sulla…
Aldo Bonomi Per cercare di rappresentare quelli che a mio parere sono gli effetti più radicali, e in prospettiva più duraturi, della crisi economica generata dal…