philosophy and social criticism

Posts from the ‘Christian Marazzi’ category

Slowbalisation

Chi finanzierà un debito pubblico destinato a crescere vertiginosamente nel prossimo decennio? I risparmiatori americani, sì certo, ma solo in minima parte. Per il resto occorrerà convincere i grandi investitori a dirottare non pochi capitali sul debito americano, come occorrerà rastrellare all’estero dollari in cerca di rendimento // di Christian Marazzi

Vizi monetari

Uno fra i tanti fattori d’incertezza che accompagnerà l’evoluzione delle principali economie (Svizzera compresa) nel corso di questo nuovo anno è costituito dalle politiche monetarie delle Banche centrali // di Christian Marazzi

Addio ripresa?

Perché la ripresa economica è durata lo spirare d’un giorno? Questa dannata crisi è dunque destinata a durare per sempre? // di Christian Marazzi

Il sovranismo del dollaro

Nella diffusa volontà di potere sovranista o isolazionista, in particolare dell’America trumpiana, qualcosa va in direzione esattamente opposta. Si tratta del dollaro, la moneta americana che in questi anni di crisi ha addirittura accresciuto il suo dominio all’interno del sistema finanziario globale

Il paradosso della produttività

L’economista Robert Gordon ha recentemente sostenuto che il crollo della produttività a fronte della tanto celebrata rivoluzione informatica, è sintomo, per quanto paradossale, non di innovazione, ma più logicamente di stagnazione tecnologica. I veri progressi epocali, secondo Gordon, sono stati altri, dall’acqua corrente e dall’elettricità alla combustione interna, ai motori a reazione, agli ascensori che hanno ridisegnato le città, non l’informatica

Lavoretti svizzeri

Il recente parere della Segreteria di Stato dell’economia svizzera (Seco), secondo cui gli autisti impiegati dall’impresa di trasporto Uber devono essere considerati lavoratori dipendenti a tutti gli effetti, è sicuramente importante, perlomeno come indicazione di principio

Fake news e volatilità finanziaria

È logico che in questi giorni, ma anche nelle prossime settimane, ci si interroghi su quanto accaduto sui mercati finanziari lo scorso lunedì 5 febbraio, il giorno in cui le Borse, a partire da Wall Street, hanno conosciuto un tonfo di diversi punti percentuali. Nei giorni successivi, dopo la grande paura, i mercati si sono stabilizzati, ma la domanda è se quello cui abbiamo assistito sia una scossa di aggiustamento, violenta ma comunque circoscritta, oppure se realmente siamo giunti ad un punto di svolta, cioè l’inizio di una nuova era di instabilità o volatilità

Sgocciola, governo ladro!

Si fa presto a confondere attrattività fiscale e creazione di crescita economica, o a credere che l’una determini l’altra. Il fatto è che negli Stati Uniti, come in tutti i paesi economicamente avanzati, la lentezza della crescita e l’assenza di investimenti significativi per la creazione di occupazione è la conseguenza di una bassa domanda di consumo, ovvero di livelli di reddito troppo bassi. Il denaro c’è, ma i posti di lavoro non ci sono (o sono pessimi) perché questo stesso denaro finisce nelle tasche degli azionisti

Il rompicapo dell’inflazione

Christian Marazzi È ancora possibile prevedere come evolverà l’inflazione? Sembrerebbe di no, almeno sulla base degli assunti utilizzati negli ultimi decenni dalle banche centrali di tutto…

La scommessa della deglobalizzazione

Secondo l’Economist il rimpatrio delle multinazionali è iniziato prima della rivolta populista del 2016. La loro redditività finanziaria è diminuita a vantaggio delle imprese locali, la loro abilità di arbitraggio fiscale sembra essersi esaurita e la riduzione dei costi del lavoro all’estero sembra anch’essa diminuita. Sta di fatto che negli ultimi cinque anni i profitti delle multinazionali sono calati del 25%

Quale sovranità monetaria?

Nei prossimi mesi, con le scadenze elettorali in paesi come la Francia, la Germania e l’Italia, il tema del ritorno alla sovranità monetaria nazionale sarà sicuramente centrale. E non solo per i paesi dell’eurozona, ma anche per la Svizzera alle prese con la costosissima difesa del franco che, con molta probabilità, sarà bersaglio privilegiato di prossimi attacchi speculativi

Un nuovo paradigma: Trump e poi?

Mr. Trump ha promesso un forte stimolo fiscale per rilanciare la crescita economica americana, sia con una forte riduzione delle imposte sugli alti redditi e sul capitale, sia con un altrettanto forte aumento della spesa pubblica per investimenti infrastrutturali. Assieme, queste due misure portano diritti all’aumento dei deficit pubblici e di conseguenza dei tassi di interesse a causa del probabile aumento dell’inflazione. In tale prospettiva, gli investitori cosa fanno?

Delle api e delle locuste

Ci troviamo in un’economia che ha ormai istituzionalizzato comportamenti predatori basati sull’autointeresse, ma ci troviamo anche in una società in cui l’innovazione sociale è possibile in virtù delle stesse tecnologie della comunicazione che permeano le nostre forme di vita. C’è da chiedersi se il “fare insieme”, quell’insieme di attività in cui centrale è la relazione sociale, potrà avere la meglio sulla pura logica dell’interesse personale.