philosophy and social criticism

Posts from the ‘Archive’ category

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Il privilegio della polvere

La casa è un feticcio. Lo scrittore Michele Mari parla delle proprie case, quelle dove ha trascorso lunghi periodi durante l’infanzia, e lo fa per immagini, “per feticci”. In un racconto che si intreccia con le fotografie di Francesco Pernigo,

"Pura sangre di Luis Ospina"

Il Grupo de Cali, Luis Ospina e il cinema indipendente in Colombia

Il “Grupo de Cali” fu una variegata messe di artisti operativa dai primi anni settanta soprattutto nel cinema e nella scrittura e che avevano come luoghi di aggregazione il Cali Cine Club, la rivista cinematografica “Ojo al cine” e la comunità artistica Ciudad Solar, dove vivevano dividendo le proprie vite quasi tutti i membri di questo collettivo artistico. Fra i protagonisti di questo gruppo, che prima di tutto era un gruppo di amici e che solo più tardi fu denominata dai giornalisti Grupo de Cali, ricordiamo almeno Carlos Mayolo, Andrés Caicedo, Hernando Guerrero e Luis Ospina.

"Alberto Asor Rosa"

Intellettuali senza popolo. Leggendo «Scrittori e massa» di Alberto Asor Rosa

Con «Scrittori e massa», Alberto Asor Rosa si propone di aggiornare l’interpretazione radicale fornita mezzo secolo fa in «Scrittori e popolo». La tesi dello studioso è che il «popolo» sia definitivamente tramontato e che la protagonista sia oggi la «massa». Il discorso di Asor Rosa rifiuta però di confrontarsi realmente con la questione cruciale della trasformazione del ruolo dell’intellettuale. E finisce col fondere insieme nello spettro della «massa» dinamiche profondamente differenti.

Caro Luciano Gallino

Come definire la cecità di chi oggi lamenta la perdita di pensiero critico e non si rende conto di averlo mutilato, non da ora, di una materia enorme di esperienza individuale e collettiva, riportandolo inconsapevolmente dentro quello stesso ordine che avrebbe voluto modificare?

Lo shock della follia manicomiale

di Francesco Paolella Nota su: Gianni Berengo Gardin, Manicomi: psichiatria e antipsichiatria nelle immagini degli anni settanta, Contrasto, Roma 2015. Cosa rimane oggi dello shock provocato…

Le armi della Chiesa

La guerra poteva essere letta anche come castigo divino: ma non soltanto come un castigo. Il martirio di più di una generazione poteva infatti essere interpretato come un sacrificio necessario per espiare le colpe di un popolo e della sua classe dirigente. Da questa idea derivavano metafore ardite sul sacrifico dei soldati, paragonato addirittura alla passione di Cristo. Dagli altari la guerra veniva allora tradotta come strumento di penitenza e di (possibile) salvezza davanti alla crisi della cultura continentale.

Individuo e collettivo: chi se ne ricorda più?

Oggi, l’espressione “individuo e collettivo” risulta per lo più incomprensibile, forse perché dove era atteso un nuovo tipo di conoscenza, capace di trovare nessi tra polarità astrattamente contrapposte, è subentrato un amalgama difficile da sbrogliare: un individualismo che apparentemente rende liberi, ma liberi di somigliare, un accomunamento virtuale che cancella la percezione stessa della solitudine corporea del singolo.

Il Freud di Fachinelli

di Pietro Barbetta La scrittura di Elvio Fachinelli è piena di dissidenze, a tratti autobiografica, semplice, poi ostica.  Si tratta di frammenti clinici, tratti dall’esperienza interiore.…

San Francisco, 1906. Appunti per un’economia delle catastrofi

Mercoledì 18 aprile 1906, tra le cinque e quaranta e le sei del mattino, una scossa di recente rideterminata in 7,7 gradi della scala Richter, svegliò bruscamente la città californiana di San Francisco. Ventotto mila edifici devastati, molti dei quali a causa di eventi secondari, come gli incendi che si svilupparono in seguito al terremoto. Per contrastarli, non fu lesinata dinamite, aggiungendo distruzione a distruzione.

Civilizzati e barbari nel corpo esangue dell’Occidente. Dialogo con Alberto Abruzzese

“Questo è il nostro finale d’epoca, il momento critico di relitti e derelitti del tempo e dello spazio della civilizzazione che invadono, accerchiano e penetrano al proprio interno e al loro esterno: sono percepiti come barbari tanto da chi è disposto o crede di essere disposto a includerli, magari per farli fruttare nel corpo esangue della civiltà occidentale, quanto da chi li esclude credendosi ultima barriera di difesa dei vecchi regimi della modernità”. Un dialogo a tutto campo con Alberto Abruzzese

L’ultimo lampo del Novecento. Appunti di lettura intorno a «Dello spirito libero» di Mario Tronti

Il nostro presente non è quello che viviamo. Questo è il presente degli altri, e anche loro se lo meritano. Il nostro presente è quello in cui avremmo voluto vivere: lì si srotola quotidianamente, e si raggomitola come il serpente, la nostra esistenza di pensiero. Il genuino, autentico esistere. Per Warburg era il primo rinascimento, che vedeva la rinascita del paganesimo antico. Per noi è il primo Novecento, che ha visto la rinascita dell’umanesimo moderno

Paul Knitter: l’interconnessione tra buddhismo e cristianesimo

«L’ex prete cattolico Paul Knitter ha cercato di ovviare al vuoto di una teoria della religione ridotta a imperativo categorico, per mezzo di una nuova sintesi tra Asia e Europa ben più concreta e più ricca». Così si esprimeva l’allora cardinale Joseph Ratzinger (Guadalajara, Messico, del maggio 1996) su Paul Knitter, uno dei più controversi, ma fecondi e influenti teologi cattolici dei nostri anni

Sisifo che risponde alle e-mail

Bisogna correre. Bisogna saper essere multitasking, altroché. Bisogna essere produttivi e competitivi sempre, stare in guardia e stare sul mercato: lavoratori performanti, consumatori performanti, amanti, genitori e amici performanti. Competere sempre, e in primo luogo con (contro) se stessi. Migliorarsi, “tenersi in forma”, essere capaci di cambiare al momento giusto, aggiornarsi, per non rimanere indietro, per essere fiacchi, anacronistici e “fuori mercato”.