philosophy and social criticism

Posts from the ‘Archive’ category

"Jean Baudrillard"

B con C o Baudrillard & Calvino

Il tema dell’assenza, del levare, del sottrarre, del tentare di lavorare sul reale in una forma che in qualche modo ne anticipi e tenti di scongiurarne la totale sparizione è particolarmente evidente nella nota su Calvino.

La caccia felice. Su Italo Calvino

Nella misura in cui il romanzo, soprattutto moderno, può essere considerato come la forma letteraria dell’assenza, il Cavaliere inesistente di Italo Calvino ne riprende il tema fondamentale. Esso “incarna” questa assenza, ma secondo una modalità leggera e barocca. La crisi dei valori è messa in scena, giocata, parodiata. Calvino non mira al radicalismo e siamo lontani dal romanzo oggettivo.

Selfie o la fine della fotografia

Tutti subiamo il potere delle immagini; le immagini, e appunto in primo luogo il selfie, ci obbligano a produrre una nuova identità per ognuno di noi; ci fanno scivolare in una post-realtà. Scianna in questo nuovo libro parla di questa nostra come dell’“era della post-fotografia”.

"José Angel Valente"

Versi per l’esilio

La parola poetica, suggerisce José Ángel Valente, può sperare di ritrovare un proprio «centro» solo sgombrando il campo dagli «affanni individuali», riducendoli a una somma zero – «piano piano mi addentro, mi studio con rara pazienza, denuncio a uno a uno i miei affanni» – prima di liberarsi nel «vuoto» e nella rimozione totale della «propria storia».

"Colette en 1917"

L’alphabet de Colette pour «choses du monde et questions de chair»

Le 7 août 1954, Gabrielle Colette fut la première femme, et toujours la seule, dans l’histoire de la République française à avoir des funérailles d’état. En réponse au cardinal Feltin, qui avait refusé le rite catholique demandé par le troisième mari de Colette, Graham Greene indigné, écrivit une lettre ouverte, tissée de sarcasmes

"Giorgio Manganelli, La terribile forza del leggere"

La terribile forza del leggere

Dobbiamo difendersi da un nuovo ibrido, scriveva Giorgio Manganelli poco prima di morire. Difenderci dall’analfabeta che sa leggere eppure ” ignora i libri, e soprattutto quello che i libri possono toccare dentro di lui. In un mondo di pubblicità e di imbonimento, di menzogne non di rado confortato da cultura e da ingegnosa malafede, la possibilità di non essere catturati irreparabilmente, di non essere strumenti di incomprensibili, o fittizie battaglie, sta nella nostra esperienza di noi stessi, della vastità e della drammaticità della sorte dell’ uomo”.

L’invenzione dei lavori inutili

Liberare tempo per sé, lavorare meno per lavorare tutti e meglio, è visto con sospetto, come se comportasse la perdita di potere sulla vita degli altri. Meglio quindi inventare lavori inutili, ma utili per piegare tutti all’etica del lavoro.

Novecento

Il Novecento di Mario Tronti

La teoria operaista era uno strumento di lotta: per questo rimane importante, non per la sua funzione di verità. La classe operaia italiana aveva chiuso il suo ciclo di lotte, ma la teoria politica non è una scienza esatta, non offre modelli transtorici, ma ha senso finché produce lotta, coscienza, progettualità politica. Poi bisogna costruire altro.

"Rouges-bruns"

L’Europa in mano ai rossoneri. Intervista con Jean-Loup Amselle

Un nuovo spettro si aggira per l’Europa: è lo spettro rosso-nero della guerra tra razze. La “razzizazione” del conflitto ha mascherato le ragioni profonde – economiche, antropologiche, sociali – della crisi, creando figure inedite nella loro configurazione ibrida, capaci di muoversi con destrezza nella società postcoloniale: i chierici rosso-neri

"Vanni Codeluppi"

La rete non è più un bene comune

Socialità e materialità della nostra cultura sono pervasi, non solo immersi, dall’ambiente digitale. Vi si articolano e vengono in esso articolate. Ma davvero la rete, in questo stadio del suo sviluppo, è da considerare un “bene comune”? Per il sociologo Vanni Codeluppi la rete non è “social” come vorrebbero farci credere

In memoria di Frantz Fanon

Dell’Europa, Frantz Fanon coglie le sfumature che ne facevano e ne fanno un continente eminentemente razzista. Fanon era maestro nel cogliere le “piccole differenze”. Differenze di dettaglio che è più facile osservare quando vi appartieni: il disabile, l’autistico, il nero, l’ebreo, l’arabo, il povero, l’analfabeta, lo straniero, le donne, i generi sessuali differenti, i carcerati, le minoranze linguistiche, i migranti. Tutti quei dannati della terra vedono le sfumature, leggono in interlinea la lingua europea.