philosophy and social criticism

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Neorealismo come ritorno all’ordine

La storia del cinema neorealista si divide tra una breve e intensa attività testimoniale e critica e una produzione media diffusa, in cui gli epigoni divengono interpreti della buona coscienza nazionale e creano un “cinema della rimozione, una scuola di oboedientia”.

Il dio ermafrodito

Esiste, da sempre, una figura simbolica, un monomito, che ipostatizza il superamento dei contrari e ci rimanda così, col suo significato, alla relazione originaria tra creatore e creazione: l’androgino.

"Grecia"

Grecia anno zero

“Quando Syriza è diventata Governo-Potere, automaticamente il movimento di massa che l’ha votata si è trasformata in una forza di governo e di potere. Quindi: si è auto-dissolto come una forza di lotta”. Una dura presa di posizione di Mikis Theodorakis sul tradimento dei chierici al governo

Avviso ai leader europei: bisogna abolire la democrazia

A commento dell’ “accordo” con cui le istituzioni di Bruxelles e un Eurogruppo a trazione tedesca hanno nuovamente imposto la teologia del debito e un umiliante regime dell’austerity alle forze sociali greche che, alla ricerca di una via di uscita dalla barbarie, avevano osato pronunciarsi con un sonoro “No” contro il comando finanziario, pubblichiamo questo articolo del filosofo e sociologo Christian Laval.

"Costa Gavras"

Costa-Gavras: “Tsipras non sta giocando”

«Tsipras ne joue pas» e la Grecia non è un tavolo verde. Lo afferma il regista Costa Gavras per cui Tsipras è semplicemente coerente con le promesse fatte in campagna elettorale, coerenza che – evidentemente – spiazza e mette a nudo la doppiezza del tessuto politico europeo

Vivere nell’irreversibile. Heroes

Il collettivo è morto, il turbocapitalismo ha sconfitto il lavoro e siamo costretti a sopravvivere in un perenne stato di panico, continuamente produttivi e competitivi, ma pur sempre precari. Non ci si può liberare dal dominio della connessione feroce e totalitaria.

L’edificio della letteratura

“La poesia non si sente né col cervello, né col cuore”, scriveva Nabokov, “ma con la spina dorsale”. Nessun autore, se non è un artista, riesce a darti il brivido nella schiena, l’orgasmo finale che è lo scopo dei degustatori raffinati. A questo livello della grande costruzione trovi i creatori di forme e miracoli estetici, trovi le Solitudini di Gongora e Salammbô e Alla ricerca del tempo perduto e Finnegans Wake e Lolita e L’arcobaleno della gravità. Se la letteratura fosse fatta di parole, come diceva Mallarmé, Nabokov sarebbe il più grande scrittore al mondo. Ma la letteratura non è fatta di parole.

Diario

Il diario, tra e scrittori e scriventi

Nel Livre à venir, in un capitolo dedicato a “Le journal intime et le récit” Blanchot ritorna sulla questione, stabilendo delle opposizioni elementari. C’è un’opera e nella vita letteraria quest’opera dà vita a un essere neutro, un être neutre. In opposizione, c’è l’uomo qualunque, l’uomo comune, l’uomo della vita quotidiana: è in questa vita quotidiana che si inscrive la pratica diaristica del sé.

"Palmira"

Palmira e l’antico pantheon cosmopolita. Intervista a Maurice Sartre

Palmira sotto attacco. Un dialogo con Maurice Sartre, che si trovava in Siria quando, nel luglio 2011,si vide costretto a lasciare improvvisamente il paese. Studioso di iscrizioni greche e latine della Siria, Sartre ci racconta perché Palmira – città cosmopolita ante litteram – detiene, più di qualsiasi altro sito archeologico, segreti di antico splendore ma anche speranze di un futuro di democrazia e libertà.

Norman Manea, la lingua madre della verità

In principio era la parola, dicono gli antichi «Per me, la parola del principio fu romena». Nato in Bucovina nel 1936, in una regione al tempo fortemente animata dal plurilinguismo (romeno, yiddish, ucraino, polacco, lo slavo dei ruteni e poi il francese dei commerci e il tedesco delle élites), gli anni dell’infanzia – cinque, dall’ottobre del 1941 all’aprile del 1945 – trascorsi in un campo di concentramento in Transnistria, Norman Manea inizia così la propria riflessione su quella che ama chiamare la «lingua nomade», la «lingua domicilio», la «lingua placenta». Questa lingua nomade, domicilio e placenta per lui era e continua a essere il romeno.

Costruire il «popolo». Il nuovo populismo di Rafael Correa nel laboratorio dell’America Latina

A partire dall’inizio del nuovo secolo, i paesi latino-americani sono stati infatti un formidabile laboratorio di sperimentazione politica, nel quale hanno visto la luce formule politiche nuove, di segno spesso molto differente e peraltro difficilmente interpretabili con le categorie più consolidate della politica europea. I movimenti e gli esperimenti nati in Argentina dopo la grande crisi dell’inizio del secolo, la «rivoluzione bolivariana» di Hugo Chavez, il Brasile di Lula, la Bolivia di Morales non hanno infatti solo dato inizio a stagioni politiche che hanno rotto con la storia precedente di questi Paesi, ma sono spesso andate a coincidere anche con la sperimentazione di nuove formule di organizzazione politica e di partecipazione popolare.