philosophy and social criticism

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Il mestiere è vivere. Biopolitica del lavoro

Ognuno di noi ha in sé un capitale – questa sarebbe dunque la “verità”: il proprio capitale umano che, una volta venuto il tempo, dovrà garantirgli una ruolo sociale, oltre che ovviamente un reddito. Non si tratta semplicemente di trovare un impiego e un salario, né di riuscire a “mettersi in proprio”: è il capitale che si installa nel bios e deve essere assecondato

Illusioni di autonomia. Note su desiderio, cinema e capitalismo.

Difficilmente il cinema potrà restituire un’immagine sintetica del capitalismo, perché questo “non è un oggetto fuori dal Sé, ma è un tutto che circonda il Sé, che lo sovradetermina e lo abbraccia”. La narrazione cinematografica sembra impossibilitata a mettere in immagini quel tutto. Per sua natura, insomma, il cinema tende a concepire il capitalismo come un “oggetto gettato fuori dall’occhio” e, proprio spostandolo fuori dal punto di vista, riproduce “l’illusione che il punto di vista [stesso] ne sia escluso”

Febbre dell’orco

Fin dai primordi della cultura occidentale, morte e ricchezza si fondono in Plutone, dio latino dell’oltretomba e dell’abbondanza, dominus del mondo sotterraneo – il mondo dove, nella visione sia greca che romana, è collocato l’aldilà – dove, raggiunto dal sole nero della morte, ogni vivente trova il suo capolinea. Le viscere della Terra: esse occultano più ricchezze di quelle esposte alle luci del firmamento.

Le guerre di Elias Canetti

«Combattono fra le dita dei piedi, nell’ombelico, dentro le narici, combattono nel didietro, sotto le ascelle, dentro le orecchie e in bocca, non c’è luogo nascosto, non c’è palmo, non c’è poro, nelle cui profondità non combattano l’uno contro l’altro all’ultimo sangue».

"www.tysm.org"

L’eterno ritorno della crisi

Ci risiamo con lo squilibrio fondamentale destinato a rafforzarsi a causa di politiche monetarie divergenti da una parte e dall’altra dell’Atlantico, con gli Stati Uniti proiettati verso l’aumento dei tassi di interesse (e quindi un rafforzamento del dollaro) e l’Europa avviata verso politiche di espansione della liquidità (e quindi un indebolimento dell’Euro).

"Giorgio Vigolo"

Giorgio Vigolo, diabolus in musica

Nel 1934, fu Contini a parlare di una «qualità musicale» inerente alla scrittura di Giorgio Vigolo. Lo scrittore romano era oramai prossimo alla soglia dei quaranta anni (essendo nato il 3 dicembre del 1894), e al proprio attivo aveva tre soli volumi di prose, passati pressoché inosservati

Non di solo pane. Nota sull’homo dieteticus

Il nostro essere onnivori è entrato in crisi. Le varie ortoressie regole più o meno ferree da seguire per riuscire a mangiare nel modo corretto), il vegetarianismo nelle sue diverse declinazioni – pensiamo al crudismo – possono diventare davvero regole monastiche e anacoretiche, che finiscono per isolare chi le pratica.

"Louis Darcin"

La dama della bisca

In un testo del 1857, Charles Baudelaire descrive una stampa. Una stampa che raffigura una bisca. Baudelaire attribuisce la stampa al pittore Carle Vernet, ma forse non era Vernet l’autore contemplato da Baudelaire. La stampa, infatti, è opera di Louis Darcis, su disegno di Guérain

Guerra impura

La «guerra impura» nasce dal globalismo inteso come cambiamento di scala. Il globalismo riduce tutto al più piccolo fra i comuni denominatori possibili: è così che anche un singolo individuo può significare una guerra totale – e quando dico uno, possono ovviamente essere due, tre, dieci.

Jankélévitch: un istante di grazia tra le rovine del tempo.

Anche «l’atto di scrivere esige una perfetta innocenza», osservava Vladimir Jankélévitch, «e l’innocenza è sempre più rara in questo teatrino filosofico in cui regnano l’opinione degli altri e la gloria di apparire, in cui tutto inizia con un manoscritto e finisce con un manoscritto».

Abu Ghraib e il terrore quotidiano

Nella primavera del 2004 diventano di dominio pubblico le immagini del carcere irakeno di Abu Ghraib, dove i soldati americani si lasciano fotografare – sono in posa e allegri – mentre torturano i prigionieri. Nessuno può aver dimenticato l’orrore di quelle scene. Scene di una catastrofe post-democratica, dove l’orrore coincide con l’immagine dell’orrore, reiterata, ostentata, sovraesposta nel quotidiano