philosophy and social criticism

Posts by admin

P. K. Dick, un filosofo mascherato

Il 2 marzo 1982, in un ospedale dell’Orange County, California, moriva Philip K. Dick. In quel momento Dick non era ancora diventato un autore «di culto» (tranne, forse, per certi aspetti, in Francia): era dunque conosciuto solo fra i lettori di fantascienza, genere a cui si era dedicato (volente o nolente – all’inizio della sua carriera più nolente che volente) per tutta la sua vita. Ma in questo frattempo la sua fama è cresciuta, anche fuori dagli angusti confini del genere, e Dick è oggi considerato come uno dei più importanti scrittori del secondo Novecento.

AVS e dintorni

Dei risultati d’esercizio dell’AVS e dell’AI dello scorso anno (2015) colpisce in particolare la concomitanza tra il risultato negativo della ripartizione (- 579 milioni) e quello altrettanto negativo degli investimenti dei fondi di compensazione, ossia delle riserve dell’AVS (- 237 milioni).

Risus paschalis

Dalla Baviera alla Spagna, dalla Firenze di Dante alla Sicilia di Pitré il risus paschalis fu a lungo un rito osceno, tollerato nelle Chiese e sugli altari. Un carnevale in tempo di Pasqua

"Léon Degrelle"

Hugo Claus: un filo rosso nel secolo nero

La bestialità individuale, suggerisce Hugo Claus, è sempre una conseguenza diretta o indiretta di una idea nazionalistica eretta a programma educativo, e in questo senso la decostruzione del movimento rexista e l’anatomia del fascismo in Belgio diventano importanti, perché illuminano un contesto, anziché ricondurlo su un piano di mera perversione individuale.

Estasi metropolitane

Di fronte all’accelerazione crescente del nostro mondo, si verifica una situazione analoga. Essa contraddice in primo luogo a una modificazione elastica dello spazio: questo si restringe nell’àmbito terrestre e si amplia invece nella dimensione interplanetaria, dove diventa lo Spazio in assoluto. Nel primo caso il tempo tende all’istantaneità, i giorni e le ore diventano minuti, secondi; nell’altro, il tempo scivola verso lo zero, i mesi e gli anni non sono. Una riflessione sul tempo estatico della metropoli.

"Artaud"

Artaud. Spezzare il linguaggio e raggiungere la vita

La straordinaria battaglia contro il linguaggio che Artaud sperimentò sul proprio corpo ci può dire qualcosa solo se siamo interessati al superamento dell’arte come dimensione separata, se vogliamo pensare e praticare un livello dell’espressione che lavori dentro i processi di produzione del senso, individuali e sociali, se vogliamo vivere gli squilibri indotti dalla tecnologia contemporanea come occasione di liberazione dei corpi e non di asservimento. 

"Benozzo Gozzoli, Magi"

Le favole dei popoli dietro la stella cometa

Nella breve narrazione evangelica relativa all’Epifania, contenuta nel solo Evangelo di Matteo, in contrasto con tutta la posteriore tradizione giunta fino ai nostri giorni, i Magi non sono re e non sono tre. Il testo evangelico fa riferimento a “Magi”, non meglio qualificati, che, guidati da una stella, vengono da un indeterminato Oriente a visitare il Bambino neonato e a offrirgli i tre doni dell’oro, dell’incenso e della mirra. Si tratta probabilmente di astrologi appartenenti alla stirpe caldaica dei Magusei che, sollecitati da un remoto ed ignoto annunzio profetico, dopo aver presentato i doni ed essersi prostrati ai piedi del Messia fanciullo, rapidamente si allontano da Betlehem per tornare alle loro case e sottrarsi ai contatti con Erode il quale intende conoscer da loro quale sia il luogo della nascita di chi gli sottrarrà il regno.

Epifania. La storia dei Re Magi

I Magi, tornando ai loro regni orientali, avrebbero dato origine a dinastie regali e sacerdotali che dominano le tre Indie della geografia medioevale. Consacrati vescovi, avrebbero predicato il cristianesimo presso altri popoli, scoprendo nelle religioni della Cina, della Persia e dell’Etiopia le prefigurazioni dell’annunzio evangelico.

"Santa Cecilia"

Sotto il velo della santità: Santa Cecilia

Stando a quanto riporta la Leggenda aurea di Jacopo da Varazze, santa Cecilia morì esangue, dopo una tremenda agonia. Condannata in ragione della propria fede, il boia la ferì per ben tre volte senza riuscire, con i suoi cruenti colpi d’ascia, a staccarle la testa dal collo. Poiché era fatto divieto a chiunque di accanirsi una quarta volta sul corpo di un condannato, la giovane donna venne abbandonata al proprio destino.

L’eros pedagogico non ancora colonizzato dal potere

Attraverso il suo sguardo innamorato, nella distanza, come verso la Terra lo sguardo dei cosmonauti, Pasolini, in un gioco di sguardi, ci porta a gettare lo sguardo su un potere che non si accontenta più di agire dall’esterno direttamente sul corpo dell’individuo lasciandone intatta la coscienza, ma, come dicevamo prima, penetra nel mentale, aggirando la possibilità di resistenza individuale. Un potere latente e pedagogico. Pasolinianamente, un potere che si presenta come, appunto, «sistema di educazione». Una nuova dimensione del potere di fronte alla quale recuperare l’unico tipo di rapporto che resiste perché non previsto, anzi, osteggiato: il rapporto personale, frontale, fisico, corporeo.

“…il faut tenter de vivre”. Noterella su un Pasolini in ombra

«Chiedi a me cosa sia la mia ombra» – osservava in una lettera all’amico Farolfi – «ma è facile risponderti; è l’assenza di mio fratello». Eppure era proprio nel vuoto di quell’assenza che, citando una massima di La Rochefoucauld, Pasolini osservava che (allora, e ora più che mai) il faut tenter de vivre.

Il Freud di Fachinelli

di Pietro Barbetta La scrittura di Elvio Fachinelli è piena di dissidenze, a tratti autobiografica, semplice, poi ostica.  Si tratta di frammenti clinici, tratti dall’esperienza interiore.…

Gioco e teologia del denaro

Esiste un vero e proprio eros del giocatore che lo spinge verso il suo gioco verso il denaro, come un oggetto di desiderio: il perdente vede svanire la somma puntata, presa “dalla mano dell’altro, senza però far nulla per afferrarla”[8]. Come il debitore insolvente, di cui è il riflesso allegorico, così il giocatore sconfitto è dominato dal sentimento di colpa: “Allora dicono: ‘Ho giocato male’”, e la percezione della propria indegnità lo può spingere fino al suicidio. Del resto il gioco produce necessariamente debito ed è posto nella sua stessa costellazione.