philosophy and social criticism

Posts tagged ‘fascismo’

Il successo di un cadavere

Con il poliziesco, la morte, anche nei suoi aspetti più crudi (le autopsie, i sepolti vivi…), è entrata, e dalla porta principale, nei romanzi italiani // di Francesco Paolella

1989: la fine della “protezione antifascista”

noi e il 1989 sono calate nebbie invincibili: un oblio frettoloso, sicuramente favorito dalle esigenze ideologiche ed elettorali dei partiti ex-comunisti, ma anche dalle esigenze dei governi europei, ha cancellato quasi tutto del patrimonio morale e politico dei singoli e dei movimenti che, nella seconda metà del Novecento, si erano opposti ai regimi rossi. // di Francesco Paolella

Medici e medicina durante il fascismo

Ci si potrebbe chiedere: cosa può mai cambiare ad essere ammalati quando vige un regime democratico oppure una dittatura? Non contano soltanto i progressi della medicina, le terapie disponibili, le innovazioni della chirurgia? Ma la medicina ha anche un ruolo politico // di Francesco Paolella

Esistenza teologica: come resistere al male

«Facciamo lezioni ed esercitazioni tali quali facevamo prima, come se nulla fosse accaduto, se mai in un tono leggermente più alto, ma senza riferimenti diretti». Sono parole di Karl Barth, poste in apertura di “Theologische Existenz heute!” (Esistenza teologica oggi!), opuscolo steso nel 1933. Una lezione sulle forme della resistenza al male

Il volto demoniaco della stupidità al potere

Il segreto di un agitatore politico, scriveva Karl Kraus, è quello di «rendersi stupido come i suoi ascoltatori, così che questi credano di essere intelligenti come lui». È una vecchia lezione. Non di meno, è una lezione inascoltata // di Marco Dotti

Basta minoranze! Sinistra e identità

IL consumismo culturale delle élites (democratiche, antifasciste, antirazziste ecc. ecc.) ha deciso di abbandonare ogni visione complessiva della società. Una riflessione sul libro di Mark Lilla, “L’identità non è di sinistra”

Ancora sull’egemonia di destra

È divenuto difficile difendere il Parlamento e la democrazia, contro il neofascismo che avanza. Per farlo occorre sottrarsi al benché minimo rimpianto per chi li ha ridotti in questo stato, compreso il Pd pre e post-Renzi

F – Fascismo

La struttura del nuovo fascismo è l’odio del presente: l’odio di sé e degli altri in questo presente. È l’incapacità crescente a immaginare uno o altri presenti possibili, e se stessi (con gli altri) fuori da questo presente deleterio: è l’incapacità crescente ad astrarsi da sé e da questa condizione presente; a differire e a creare il nuovo. Come direbbe Deleuze, questa reclusione in un presente che vive all’insegna della stupidità e della cattiveria è una fabbrica di “dannati”. Il fascismo è la punizione che i dannati del presente infliggono a se stessi

Il fantasma del fascismo

La crisi della politica, che, specie in Italia, sta determinando un vero e proprio rigetto della democrazia liberale, si esprime senza dubbio nell’affermazione del populismo, che sembra contagiare tutti i moviment

Étienne Balibar: «Abbiamo bisogno di un contro-populismo »

Etienne Balibar: «L’Europa si è disonorata nel senso che l’onore non è solamente una questione di morale, ma anche in un certo modo, un valore politico, nel quale entra in gioco la volontà – o meglio la capacità – di agire il più conformemente possibile ai principi a cui ci si appella o che si pretende di difendere»

Anarchia e anarchia: Pier Paolo Pasolini

La sinistra tradizionale italiana non avrebbe potuto (e non ci è neppure riuscita, come vediamo oggi) che proporre la via riformistica del welfare state, dell’addolcimento dello sviluppo. Pasolini sembra a un certo punto affidarsi di più alla chiesa, cioè alla chiesa di Giovanni XXIII, che avrebbe potuto prendere la via dell’opposizione, togliendosi dalla marginalità folkloristica in cui si era rinchiusa. L’opposizione (ipotetica) al nuovo potere consumistico non poteva infatti che essere anche religioso.

Neorealismo come ritorno all’ordine

La storia del cinema neorealista si divide tra una breve e intensa attività testimoniale e critica e una produzione media diffusa, in cui gli epigoni divengono interpreti della buona coscienza nazionale e creano un “cinema della rimozione, una scuola di oboedientia”.