philosophy and social criticism

Archive for ‘Ottobre, 2015’

“…il faut tenter de vivre”. Noterella su un Pasolini in ombra

«Chiedi a me cosa sia la mia ombra» – osservava in una lettera all’amico Farolfi – «ma è facile risponderti; è l’assenza di mio fratello». Eppure era proprio nel vuoto di quell’assenza che, citando una massima di La Rochefoucauld, Pasolini osservava che (allora, e ora più che mai) il faut tenter de vivre.

Le utopie sono distopie? Riflessioni su Morris, Huxley e i situazionisti

L’utopia gode oggi di buona reputazione. Rispetto ai tempi in cui i « socialisti utopisti » passavano semplicemente per precursori del « socialismo scientifico » di Marx ed Engels, il rapporto si è quasi rovesciato. La speranza che « there must be a better world somewhere », come cantava B. B. King, non in’un altra parte del mondo esistente ma come possibilità futura, gioca senza dubbio un ruolo essenziale nei movimenti e nei momenti antagonisti di oggi e in tutti coloro che ancora non si arrendono all’idea che questa realtà è tutto quello che può esistere, perché « there is no alternative ».

Espulsioni. Vivere nel margine sistemico. Intervista con Saskia Sassen

In Expulsions – racconta Saskia Sassen – «mi concentro sui margini del sistema globale. Margine è un concetto differente da quello di confine geografico che qualifica ancora le relazione tra gli Stati nazionali. L’ipotesi dalla quale sono partita è la proliferazione dei margini di sistema — il declino delle politiche economiche che hanno caratterizzato le economie occidentali nel XX secolo, il degrado ambientale e la crescita di forme complesse di conoscenze che tradotte operativamente producono interventi di una brutalità elementare».

http://www.corraini.com/it/catalogo/scheda_libro/1184/Asterusher

Il privilegio della polvere

La casa è un feticcio. Lo scrittore Michele Mari parla delle proprie case, quelle dove ha trascorso lunghi periodi durante l’infanzia, e lo fa per immagini, “per feticci”. In un racconto che si intreccia con le fotografie di Francesco Pernigo,

"Pura sangre di Luis Ospina"

Il Grupo de Cali, Luis Ospina e il cinema indipendente in Colombia

Il “Grupo de Cali” fu una variegata messe di artisti operativa dai primi anni settanta soprattutto nel cinema e nella scrittura e che avevano come luoghi di aggregazione il Cali Cine Club, la rivista cinematografica “Ojo al cine” e la comunità artistica Ciudad Solar, dove vivevano dividendo le proprie vite quasi tutti i membri di questo collettivo artistico. Fra i protagonisti di questo gruppo, che prima di tutto era un gruppo di amici e che solo più tardi fu denominata dai giornalisti Grupo de Cali, ricordiamo almeno Carlos Mayolo, Andrés Caicedo, Hernando Guerrero e Luis Ospina.

"Alberto Asor Rosa"

Intellettuali senza popolo. Leggendo «Scrittori e massa» di Alberto Asor Rosa

Con «Scrittori e massa», Alberto Asor Rosa si propone di aggiornare l’interpretazione radicale fornita mezzo secolo fa in «Scrittori e popolo». La tesi dello studioso è che il «popolo» sia definitivamente tramontato e che la protagonista sia oggi la «massa». Il discorso di Asor Rosa rifiuta però di confrontarsi realmente con la questione cruciale della trasformazione del ruolo dell’intellettuale. E finisce col fondere insieme nello spettro della «massa» dinamiche profondamente differenti.

La trappola degli “intellettuali”

Viviamo la perdita del futuro, la confisca della storia, la privazione della speranza. Tocca a noi produrre concetti e principi di cui gli attori politici e sociali possano fare uso nelle loro pratiche effettive. Si tratta di far emergere, dalle lotte e dalle iniziative collettive, un nuovo paradigma politico capace di riaprire il futuro. Un compito simile richiede un lavoro teorico senza concessioni, non chiacchere e posture, inchieste e indagini serie, non slogan o banalità.

Caro Luciano Gallino

Come definire la cecità di chi oggi lamenta la perdita di pensiero critico e non si rende conto di averlo mutilato, non da ora, di una materia enorme di esperienza individuale e collettiva, riportandolo inconsapevolmente dentro quello stesso ordine che avrebbe voluto modificare?

Lo shock della follia manicomiale

di Francesco Paolella Nota su: Gianni Berengo Gardin, Manicomi: psichiatria e antipsichiatria nelle immagini degli anni settanta, Contrasto, Roma 2015. Cosa rimane oggi dello shock provocato…

Le armi della Chiesa

La guerra poteva essere letta anche come castigo divino: ma non soltanto come un castigo. Il martirio di più di una generazione poteva infatti essere interpretato come un sacrificio necessario per espiare le colpe di un popolo e della sua classe dirigente. Da questa idea derivavano metafore ardite sul sacrifico dei soldati, paragonato addirittura alla passione di Cristo. Dagli altari la guerra veniva allora tradotta come strumento di penitenza e di (possibile) salvezza davanti alla crisi della cultura continentale.

Individuo e collettivo: chi se ne ricorda più?

Oggi, l’espressione “individuo e collettivo” risulta per lo più incomprensibile, forse perché dove era atteso un nuovo tipo di conoscenza, capace di trovare nessi tra polarità astrattamente contrapposte, è subentrato un amalgama difficile da sbrogliare: un individualismo che apparentemente rende liberi, ma liberi di somigliare, un accomunamento virtuale che cancella la percezione stessa della solitudine corporea del singolo.

Il Freud di Fachinelli

di Pietro Barbetta La scrittura di Elvio Fachinelli è piena di dissidenze, a tratti autobiografica, semplice, poi ostica.  Si tratta di frammenti clinici, tratti dall’esperienza interiore.…

San Francisco, 1906. Appunti per un’economia delle catastrofi

Mercoledì 18 aprile 1906, tra le cinque e quaranta e le sei del mattino, una scossa di recente rideterminata in 7,7 gradi della scala Richter, svegliò bruscamente la città californiana di San Francisco. Ventotto mila edifici devastati, molti dei quali a causa di eventi secondari, come gli incendi che si svilupparono in seguito al terremoto. Per contrastarli, non fu lesinata dinamite, aggiungendo distruzione a distruzione.